Appalti verdi nei Comuni: Italia spaccata a metà tra eccellenze e ritardi

2 Luglio 2025

Nel 2024 la pubblica amministrazione italiana ha speso oltre 272 miliardi di euro in appalti pubblici. Un’enorme leva economica e strategica che – se ben indirizzata – può guidare la transizione ecologica del Paese. Ma quanto i Comuni italiani stanno realmente utilizzando il Green Public Procurement (GPP) per acquistare beni e servizi nel rispetto dell’ambiente?

A questa domanda risponde la seconda parte dell’VIII Rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi, promosso da Legambiente e Fondazione Ecosistemi, presentato oggi a Roma nell’ambito della XII edizione dell’Ecoforum Nazionale sull’economia circolare.

Dopo l’analisi della prima parte del report – focalizzata su centrali di committenza regionali, ASL, aree protette e città metropolitane (con un indice medio GPP del 71%) e presentata lo scorso maggio al Forum Compraverde Buygreen – il nuovo focus si concentra su 585 amministrazioni comunali (538 Comuni non capoluogo e 47 capoluoghi di provincia), offrendo la prima indagine civica nazionale sull’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei bandi pubblici del 2024.

I numeri chiave: tra obbligo normativo e attuazione concreta

Il dato nazionale medio di performance GPP si attesta al 56%, tenendo conto dell’applicazione dei CAM e delle politiche di supporto alla sostenibilità negli appalti. La media sale al 75% nei capoluoghi, mentre si ferma al 55% nei Comuni non capoluogo, a dimostrazione che la struttura amministrativa incide fortemente sulla capacità di attuazione.

Il 58% dei Comuni monitorati ha meno di 5.000 abitanti: proprio in queste realtà si concentrano i maggiori ritardi, con performance più basse e carenze strutturali su formazione, governance e strumenti di controllo.

“L’adozione del Green Public Procurement, attraverso scelte consapevoli di beni e servizi, è una leva strategica per promuovere la transizione ecologica nelle città e orientare le politiche pubbliche verso la sostenibilità – sottolinea Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. – Proprio per questo, quest’anno, nell’ambito dell’Ecoforum, abbiamo deciso di attribuire due menzioni speciali ad altrettanti Comuni che si sono distinti per l’applicazione efficace dei CAM e del GPP.”

Le best practice: sei capoluoghi al top, Comuni virtuosi anche tra i piccoli

Due le menzioni speciali assegnate nel 2025:

  • Cesena, come miglior capoluogo di provincia (100% GPP)
  • Bareggio (MI), come miglior Comune non capoluogo, con una performance del 95%

Tra i capoluoghi con 100% GPP si distinguono anche Padova e Milano, mentre Roma, Cremona e Ravenna raggiungono il 95%. Tutti e sei hanno istituito la figura del referente GPP, elemento chiave per ottenere risultati concreti.

Anche tra i Comuni non capoluogo emergono buone pratiche: Celle Ligure (SV), Bareggio (MI), Arcidosso (GR), Merano (BZ). I primi due hanno nominato un referente per gli acquisti verdi: segno che la governance fa la differenza, anche nei piccoli comuni.

Le criticità: formazione, monitoraggio e strutture carenti

Nonostante l’obbligatorietà dei CAM sancita dall’art. 57 del nuovo Codice degli Appalti (D.lgs. 36/2023), il quadro nazionale mostra ritardi e lacune sistemiche:

  • Solo il 5% dei Comuni dichiara di monitorare gli acquisti verdi (21% tra i capoluoghi)
  • Appena il 4% ha nominato un referente GPP (dato che sale al 9% tra i capoluoghi)
  • La formazione sul GPP è presente solo nel 32% delle amministrazioni, nonostante il 69% dei Comuni la identifichi come carenza prioritaria

In molti casi, il GPP è conosciuto ma non ancora attuato in modo organico. I criteri sociali e il gender procurement, ad esempio, sono applicati nell’83% dei capoluoghi, ma solo nel 51% e 33% dei Comuni non capoluogo.

Una leva strategica (ancora) sottoutilizzata

Il Green Public Procurement non è un’opzione, ma una strategia chiave per collegare economia circolare, innovazione industriale e giustizia ambientale. Eppure, la sua applicazione resta disomogenea.

“Il GPP deve diventare un modello di amministrazione responsabile – commenta Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi – capace di trasformare la spesa pubblica in uno strumento di sviluppo sostenibile. Dove è stato attuato con visione, il GPP ha funzionato: ora serve estendere quelle buone pratiche all’intero Paese”.

L’VIII Rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi è consultabile online www.appaltiverdi.net

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